Comincia l’indagine per individuare il design ingannevole

Dal 2010 è operante il GPEN (Global Privacy Enforcement Network). Nato per promuovere una rete informale di Autorità privacy e di altre parti interessate, il GPEN si riunisce per poter discutere di aspetti pratici della cooperazione in materia di applicazione della normativa privacy. Del GPEN fa parte anche l’Autorità per la privacy italiana.

Oggetto del “Privacy Sweep”, ovvero l’indagine condotta dal GPEN, saranno i modelli di design ingannevole (c.d. Dark Pattern) presenti sia sul web che sulle app. Nel caso dell’Italia, lo Sweep sarà concentrato sui siti web e l’Autorità ha affermato che, così come stabilito dal GPEN, il girono per effettuare l’indagine sarà tra il 29 gennaio e il 2 febbraio. Come ha affermato il Comitato europeo per la protezione dei dati, i modelli di progettazione ingannevole «sono interfacce e percorsi utente che cercano di influenzare le persone a fare scelte inconsapevoli riguardo al trattamento dei loro dati personali, non volute e potenzialmente dannose, spesso contrarie agli interessi degli utenti, ma favorevoli a quelli delle piattaforme».

Sia i siti web che le app oggetto di indagine mediante il “Privacy Sweep” verranno analizzati partendo da una serie di indicatori come la chiarezza dei testi, la progettazione dell’interfaccia, utilizzo di sollecitazioni visive, etc. Verrà ad esempio analizzata la presenza o meno di messaggi assillanti o di interazioni obbligate o, ancora, ostacoli frapposti alle scelte. Una volta ottenuti i risultati, ogni Autorità privacy potrà organizzare delle attività tese a sensibilizzare i consumatori sul tema, ma potranno anche contattare i titolari per informarli sulle criticità emesse in sede di indagine oppure avviare delle istruttorie nei loro confronti.